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Ad avercelo un papà che gioca con te

19 marzo 2022

Sono ore complicate. Oggi come due anni fa, guerra.

Allora contro un virus, oggi tra umani che s’ammazzano consumando armi micidiali.

Gela il sangue, ma quello scorre fin che c’è vita.

Vita appunto, tante cancellate in pochi attimi. E diventa contabilità fredda, crudele, contabilità collaterale, effetti programmati dall’economia di guerra. Maledetti.

In queste ore difficili e uguali a tante altre, impotente, agitato da costruzioni narrative in conflitto tra loro, mi sono chiesto spesso:

«Tu che faresti al posto loro?»

Fortuna a non esserci, a non desiderarlo.

«Immagina di esserci in quella funzione» una voce in testa mi tormenta.

Chiedere di resistere, di combattere, di morire? Mi dico come se non avessi capito la provocazione dell’essere che tutto vede e mai interviene.

«Avrei alzato le mani, non si ragiona con chi ti punta il colpo in canna con il dito sul grilletto, non in quel momento» o sei già armato e sei più veloce, un soldato istruito e allenato, o sei morto.

Il suono delle parole stride a voce alta contro quelle silenziose dell’assordante pensiero. A voce alta solo assoluzioni e buoni propositi, confessioni.

Puoi ragionare con le armi abbassate. Deposte. Altrimenti cosa sei?

Arrogante o eroe? Combatti per dio, non hai scelta, sarebbe questa la libertà?

Nell’atto violento sopravvive il più forte, forse il meno fortunato.

I soldati non sono killer spietati, almeno non tutti, forse lo è una minoranza, forse una minoranza di questa minoranza prova anche piacere nell’ammazzare un fratello, magari imbottito di droga nemmeno lo ricorda, forse stordito dalla paura prova solo a difendersi.

Al netto dei prescritti a forza, questa guerra moderna si fa per dire è piena di mercenari.

La differenza la fa la distanza tra un lavoro e il piacere di lavorare, difesa o offesa, la guerra è un lavoro sporco senza diritto di sciopero, di protestare, di contestare, l’alternativa si chiama tradimento, lo è per un soldato comandato, lo è per un partigiano asservito alla sua idea di resistenza.

Criminali o eroi? Uccidere o morire. Una medaglia, forse una bara, forse un corpo che resta unito e non disperso a brandelli. Forse un ricordo di chi sopravvive. E solo oblio per i vinti.

«Un vigliacco! Questo saresti?» è la coscienza che sento? Giudicare se stessi, oh che somma gloria eterna nell’attimo che fugge. Farsi ragione, diventare ipnosi collettiva. Parte di un gregge senza pastore. Un delirio dell’anima, le domande del pensiero, senza risposta.

«Avrei alzato le mani e mai avrei chiesto ad un mio governato, figlio o figlia, sorelle e fratelli, padri e madri, l’umanità a me più cara, mai avrei chiesto di prendere in mano un AK-47 e combattere contro missili, bombe e carri armati.»

«Scambieresti armi con fiori e con le parole giocheresti al controllo sociale del tuo popolo? Olimpiadi e competizioni artistiche tra etnie e riti tribali come musica?»

«Perché no, meglio sangue e dolore? Meglio scannarsi per patrie e imperi?»  

Guardare nel buio della bocca di fuoco e poi negli occhi di chi tiene il dito sul grilletto, è il racconto di chi governa le emozioni e manda al massacro anime innocenti.

«Va beh, avresti alzato le mani e poi?» la voce mi sfida, frusta e carezza l’utile orgoglio, puoi scegliere mi dice? La soluzione alla teoria è astrazione del resto, la resa non è che un’opzione tattica, la pace sopravvive al bagno di sangue.

«Avrei aperto tutte le porte, consegnato ogni chiave segreta, ragionato di resistenza senza armi, senza cavalli di Frisia e trincee da scavare, avrei parlato alla mia gente per vietare la fuga, scacciare la paura della morte e io per primo in strada a fermare i carri armati con le mani, e con il corpo del mio popolo, nudo, e così catturato, corrotto e amato l’anima dell’invasore.»

Nel Paradiso Dante scriveva che questa Terra è “l’aiuola che ci fa tanto feroci” ecco perché i guerrafondai si nutrono di paura e di morte. Maledetti.

Torneranno a stringersi la mano con un pezzo di carta, ridendo compiaciuti per un accordo firmato con il sangue, scherzando su spartizioni di proprietà astrusa di terra e affari, ingordi nella ricostruzione, divertiti nella competizione della ripartenza dei sopravvissuti richiamati a corte, ballando sulla crescita dopo la distruzione. E rideranno di tribunali fasulli, esecuzioni sommarie, riempendo la storia di racconti di vittoria. Maledetti.

Scavano trincee, alzano muri di cemento e filo spinato, eseguono ordini.

Ad avercelo un papà che gioca e non fa la guerra, e festeggiare in pace il falegname che plasma il legno morto per creare nuova vita, immortale riproduzione di speranza di un mondo senza armi.

Ad avercelo un papà che gioca e non fa la guerra.

photography of soldier toys
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close up shot of soldier toys
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building clouds fall gendarmerie
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Tweet di Francesca Mannocchi
Tweet di Francesca Mannocchi, maggio 2022

Non lo volevo fare, l’obiezione l’avevo respirata a polmoni pieni e ne ero convinto, poi quando arrivò la cartolina, la disillusione e la voglia di andare fuori, vinsero; io non lo volevo fare, il militare. Non hai idea di quanto delirio ti prende quando mitragli con un fucile d’assalto M16, una belva tra le mani, anche se sei un pivello che piscia in un poligono sotto lo schiaffo di un sergente convinto. Esplosioni, polvere e sagome senza sangue. Non hai idea di quanto non lo volessi fare eppure le marce, il giuramento, le guardie armate, il ferro, l’ordine e i gavettoni creano famiglia, la competizione, fanno grande l’uomo così come lo vogliono loro. Il taglio è deciso, senza ritorno se affonda fino all’osso, dove l’anima muore. Non lo volevo fare, il militare, però solo dopo ho capito cosa combattere. Non hai idea della gioia nel giorno del congedo. Chissà perché e per come, era nel giugno 1986, festeggiamo anche il primo scudetto del Napoli di Maradona, dal S. Paolo al porticciolo a Sorrento. Una notte d’orgoglio sublime. Non solo il respiro di libertà e di vittoria, di rinascita e di felicità, ma da quel giorno, ho respirato l’alito caldo dell’anima tornata viva a sputarmi in faccia l’uomo da diventare…

la guerra dentro 😪

corriamo dove altri non vanno

lottiamo dove altri rinunciano

ininfluenti come gocce di pantano

con corpi nudi armati di niente

contro le guerre vivi di folle respiro

corriamo, corriamo per non morire dentro

la guerra dentro 🙁

https://www.unionesarda.it/news-sardegna/blitz-militare-immediato-sardegna-circondata-sw98wxmz?fbclid

https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sbarco-di-guerra-nel-porto-di-cagliari-h4pcpc0a

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