Malinconico è tra noi

Durante la corsa mattutina, avevo notato al Grand Hotel di Salerno, l’apparato viaggiante di uno staff cinematografico di alto livello, il camper della sartoria, quello degli attori, etc. Come mi ha confermato un brillante giovanotto che, al sole di giugno, ha soddisfatto la domanda di un runner sudato e curioso: “stanno girando Malinconico di Diego De Silva, una fiction per RAIUNO”.

Ho conosciuto Diego molto prima del suo “Non avevo capito niente” che mi era piaciuto tantissimo (…e vedi tu, nel 2007 Premio Napoli e finalista al premio Strega). Quando ci lasciammo, ricordo che era molto incazxxxx con me. Questo non è ovviamente interessante. Ricordo i primi iMac colorati del fantasmagorico ritorno di Steve Jobs alla Apple, archeologia tecnologica oggi ma da sempre scelta distintiva di un artista o di un professionista.

Veniamo a oggi. Stanno girando al tribunale ma non ho chiesto se nel nuovo o nel vecchio tribunale, comunque, l’idea di vedere Malinconico nell’esercizio delle sue funzioni è desiderio puro. Non ho resistito a ritrovare tra le mie cose “Mia suocera beve”, edito da Giulio Einaudi nel 2010, ne avevo un ricordo lucido di ammirazione. Devo ritrovare gli altri ma oggi questo mi basta e avanza:

«Se c’è una cosa che non bisognerebbe assolutamente fare quando una storia d’amore comincia ad annuvolarsi, è chiedere alla propria donna cosa c’è che non va»

ed infatti dall’incipit al racconto “Quando ti svegli e capisci d’essere morto nel sonno” pag.294, racconto comparso sulla rivista Rolling Stone nel febbraio 2008, dall’inizio alla fine dunque, per me è stato più di una conferma nel lontano 2010, Malinconico mi è sempre piaciuto anche se spesso e volentieri fa e dice cose che non avrei mai il coraggio o la crudeltà di fare o dire.

“Io, quando polemizzo via sms, non faccio che pestare merde. E avendone pestate per iscritto, mi rimangono come prova documentale a carico.”

Oggi facebook o whatsApp è lo stesso, Malinconico è avanti a tutto e a tutti, come avvocato semi disoccupato, semi divorziato semi felice e come filosofo autodidatta ed involontario. Non è l’eroe men che meno il super eroe, non è nemmeno lo sfigato che vuole raccontarsi, è un personaggio next già nel futuro e quindi comprendo bene come sia possibile che la letteratura di De Silva possa approdare al cinema ai giorni nostri per riempire un vuoto di modelli e di insegnamenti a “vivere” nella complessità di una società che decennio dopo decennio, non migliora anzi decade nello sfruttamento della precarietà anche culturale.

Avere in carne ed ossa Malinconico come amico nella difesa dei propri problemi, fosse anche come avvocato d’ufficio, è salvarsi il culo dalle sconfitte e dalle cadute, dal dileggio e dalla vergogna, Malinconico è un salvatore concreto e materiale eternamente in fuga ma facilmente consultabile nelle pagine di Diego:

“… com’è curioso che uno che si sente guasto nel profondo possa ancora valere l’amore di qualcuno”.

Non mi sembra vero Malinconico è qui a Salerno, nell’antico o nel nuovo tribunale futurista della città d’Europa, non è importante, sono felice che finalmente sia uscito dalle pagine di vari libri e vaghi, tormentato, ovviamente, per strade della mia città tornata in serie A, un quartiere occidentale della metropoli diffusa che bagna il Mediterraneo come dice un’altra persona che ammiro, un professore dell’università.

Sarà uno spasso, se non lo conoscete, leggetelo, Malinconico è uno spasso che aiuta a campare con un sorriso.

#ilmeritatosuccessoharadiciprofonde

La serie Malinconico di Diego De Silva: Non avevo capito niente (2007), Mia suocera beve (2010), Sono contrario alle emozioni (2011), Divorziare con stile (2017), I valori che contano – avrei preferito non scoprirli – (2020).

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