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NERO CHIARO QUASI BIANCO di Pippo ZArrella

Pippo Zarrella

Pippo Zarrella

2021 Neo Edizioni

Da quando ho letto la Caduta di Camus, cerco avvocati penitenti ovunque. Un buon avvocato serve sempre, ti apre la mente e ti evita i guai, è una sorta di difesa cautelativa alla sfiga. Almeno tenerseli buoni è una grande idea, perchè se si incacchiano “Con la bocca allappata di bile e le mani che sudano” sono capaci di tutto. Con Vincenzo Malinconico di Diego si va da tutt’altra parte, con Oreste Ferrajoli di Pippo ci si scassa dalle risate per quello che fa ai suoi clienti con una gang di primo ordine. Leggere questo libro che ho trovato delizioso, è stato comunque non solo divertente, la scrittura è fluida, rilassante; leggere questa bella storia, per quanto anche tragica e nera, è stato molto istruttivo, si scoprono personaggi e una Napoli diversa, si riflette sull’arrivismo e sulle sfide della vita.

La passione per gli insetti che dialogano con il protagonista sono metafore dell’io interiore, ma come li racconta Pippo, appaiono necessari dentro una forma vitale fuori da noi, con tanto di zampette e ali colorate. Lo aiutano e lo divorano, lui sembra padrone assoluto ma l’epilogo in una pagina e otto righe messe all’inizio, sono un artificio di incipit napoletano che avvertono subito il lettore: in gioco la cifra è alta, non è una scommessa da niente. Infatti la storia ti prende e ti accompagna alla fine, desiderando quanto prima di scoprire il vero epilogo che aspetta all’ultima pagina.

Si leggono tante storie e storielle ma “La prostituta svuota la sua borsa di clinex sporchi sulla plastica nera che copre per metà quel che resta di…” un cadavere, in pieno giorno, in un mercato affollato, è una scena che nella tensione del racconto accende l’attenzione e ti fa andare avanti veloce con interesse perché in ogni pagina succede qualcosa di verosimilmente fuori dalla normalità, quella piatta e noiosa che ci tocca vivere giorno per giorno.

Ecco perchè è un romanzo delizioso, mi ha fatto evadere e convincere di essere più forte di ogni raggiro, capace di sviare ogni marachella truffaldina: a me è venuto in mente Pacco, doppio pacco e contropaccotto del grande regista Nanny Loy, correva l’anno 1993.

Ovviamente la Napoli di Pippo Zarrella è un’altra città, eppure l’avvocato Ferrajoli con la sua gang e la Napoli di Nanni sono un tutt’uno sospeso nel tempo, in uno spazio in cui anche le trasformazioni sociali rendono evidenti l’eternità dei vizi, delle arti, e dei mestieri che si fanno una pippa alla salute del progresso tecnologico, irridono, immortali, la tragedia anche comica dell’esistenza umana.

«Iamm’ bell’. Mettiamoci a lavoro, chiudo la discussione.

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