Funerale senza fiori

Perché deve essere così. Non hai avuto fiori perché l’ho deciso io. Non si sprecano i frutti della terra. Tu, non hai lasciato desideri, perché l’hai fatto? Me lo chiedo ancora. Ho dovuto ricordare tutti i momenti per cercare un desiderio, una volontà. Uno ad uno ho scavato nella memoria, nelle visioni di poche parole, di pochi discorsi, di pochi momenti, di una vita passata insieme a stare lontano. Perché deve essere così. Me lo chiedo ancora. Scavammo insieme una buca nella sabbia, mi facesti vedere come si fa e fu l’unica volta, ne ho scavate poi di fosse in giro per il mondo, e non le hai mai viste. Perché deve essere così, mi chiedo ancora.

«Che ne posso sapere io che non ho studiato, che ne posso sapere io che non ho viaggiato.»

Nemmeno mille lire hai dato per i miei figli e allora io ho lavorato solo per loro, per voi e per lei, la mamma, la mia famiglia, sempre, senza sputare mai per terra, immagino così tue parole suonarmi in testa come schiaffi. Sì, perché non potevi sapere di altri punti di vista oltre la realtà del sudore e dell’affanno, a lavorare sempre, prima di ogni futile piacere, perché prima veniva la costruzione del rifugio, tuo, proprietario, libero, indipendente, per non chiedere niente a nessuno, mai, da lasciare e hai lasciato un mondo. Senza sputare mai per terra, per rispetto, come educazione, come gentilezza verso la terra, per quanto infame e arida, ricca, come il tuo cuore. Non potevi sapere dei punti di vista, di quello che diceva un bastardo campione di tennis: se a Wimbledon butti il sangue si offendono perché sporchi il campo, invece quando lo fai in America ti osannano, ne vogliono di più. Il sudore e il sangue di lavorare sempre. Il tuo, anche in pensione, lavorare la terra. Un esempio sublime, magari sbagliato, corrosivo, distruttivo, ma quello ti faceva felice, e quanta gioia nei tuoi occhi che ridevano nel rivedermi ancora. Il funerale sei stato tu, non la morte, quando nemmeno più la forza di muovere un nervo ti ha preso, immobile a dipendere dagli altri, quella la morte, e nello sguardo tuo struggente, la sconfitta. L’impotenza, la tua, la mia, è stata la morte. Questo funerale senza fiori è la rinascita, vai vecchio mio torna a volare.

esercizio di scrittura gruppo FB #sese20righe_partecipareaunfunerale