LA CASA SUL PROMONTORIO

romanzo di Romano De Marco, 2022 Salani Editore

È il mio primo romanzo di De Marco, e visto come mi è piaciuto e oltre la decade che ha già pubblicato con successo, non sarà l’unico. Dopo le prime pagine ho pensato: prende come il super attak, quella colla leader nel mercato degli adesivi. Contrario alle intenzioni della fredda razionalità, la storia si attacca nella mente in modo inevitabile, proprio come quella colla sulle dita anche se ogni volta sono altre le cose che vuoi tenere insieme. Nel racconto, l’intreccio dei personaggi e dei fatti è elegantemente fitto e potente, poi alla fine il doppio finale fa decollare questo testo oltre i confini che definiscono categorie precise: è quindi un romanzo che trascende il giallo noir per estendersi su una letteratura più vasta ed universale. Per un neofita come me, la lettura di uno scrittore che scrive di uno scrittore mi ha riportato nelle atmosfere psichiche ricamate da Stephen King nel suo Billy Summers e questo già mi sembrava grandioso. Stessa fluidità e coinvolgimento nella continua azione dei fatti e dei personaggi. Finanche il sesso e i sentimenti sono grovigli da dipanare tra passato, presente e il futuro delle pagine che mancano alla risoluzione del racconto. Ma, come dicevo, il finale che è raddoppiato in poche pagine, ha rimesso tutto in discussione e mi ha donato la descrizione plastica della mia precarietà inconfessabile: una vita fatta da tante verità e bugie che colgo ogni giorno nelle relazioni umane. Interazioni intorno a me come fili di una marionetta sbattuta di qua e di là, relazioni visibili ed invisibili che i sensi e il ragionamento stentano a razionalizzare: mai o sempre sono solo tempi patologici. Quindi oltre l’elegante godibilità come ho detto della scrittura, la profondità dello scavo nella psiche umana che la copertina centra in modo assolutamente preciso, è la cifra del piacere che ho provato in questa lettura: una continua visione mozzafiato dal promontorio dell’esistenza, sotto i piedi il baratro a strapiombo della morte, l’angoscia della paura, ma davanti negli occhi il panorama affascinante della vita. Beh, rendere luminose le scene buie, accendere le ombre con il fuoco del thriller, sono guizzi che De Marco fa con estrema efficacia ed efficienza. Le parole dentro le frasi costruite con arte, non solo funzionano ma sono quelle strettamente necessarie allo scopo di tenere alta la tensione da un colpo di scena all’altro. Inizio a capire, c’è del metodo, ma su tutto è la storia ad essere sorprendente. Brutale e tenera come un pestaggio e un’esplosione di coccole. Schiaffi e carezze. È una storia che non lascia indifferente non tanto per la sua drammaticità ma per l’orrore del male che prima di compiersi è nel pensiero.

“Mattia stava leggendo un romanzo che lo irritava moltissimo. Vi trovava, ogni volta, soluzioni narrative e linguistiche più eleganti e colte delle sue da procurargli una profonda sensazione d’inferiorità.”

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