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UN VOLTO NELLA FOLLA

Bud Schulberg, Mattioli 1885 Editore, 2022

Curioso curiosando seguo la traccia degli stimoli quotidiani, provando a distinguere semi vivi nella nebbia di parole che tutto opprime. Anelo cèrnere tra lampi, le connessioni elettriche più intense, come quelle tra neuroni agitati, e quindi accecato da fremiti luminosi, reagisco come posso, come so, come meglio sarà domani. Così immagino con l’acquolina in mente di afferrare l’inconoscibile diventare elevato pensiero tra mortali, una lepre che scappa dopo aver rosicato i fili della sua catena, terrena, precaria ma effervescente.

«Un volto nella folla… il colpo di grazia alla “società della finzione” nella quale sopravviviamo perché anche noi, come gli attori, recitiamo spesso un ruolo che non ci appartiene.»

Fili, fili e fili ancora, intrecciati, annodati, lacerati dall’usura vergine, affilati e strappati con mani callose che scavano terra. 😍

Quest’uomo che fino a pochi mesi fa non sapevo esistesse, con QUANDO CADONO LE STELLE prima e con UN VOLTO NELLA FOLLA dopo, mi ha pulito come un tergicristallo che stride, quello che tira via la sabbia del deserto quando piove fango sulle nostre vecchie auto parcheggiate al sole del sud, d’estate. Pulisce e graffia, lascia il segno e la nebbia sparisce dalla vista, e gli occhi si riempiono di nuovi mondi. Dalla Storia, dal passato, emergono i classici a confermare che non siamo né possiamo essere moderni ma solo copie replicate con vite già vissute, universi conosciuti e plasmabili come creta vergine che ci appare irripetibile perché nostro è il corpo che vibra.

Il racconto di Budd Schulberg spiega bene l’ipnosi collettiva in cui siamo caduti con il fenomeno Beppe Grillo che ho seguito dalle origini, da prima dei cinque stelle, molto prima, da quando partecipammo attivamente alla colletta per l’acquisto del microscopio elettronico a quel mellifluo dottore delle nano particelle, tal Montanari, che preso poi da manie di grandezze politiche, si candidò premier in questo meraviglioso paradiso chiamato Italia.

Mentre qualche “compagno” adorante leccava le palle del cono gelato menomato dal vate Grillo ormai sazio, quel pomeriggio al palazzo della provincia di Salerno, le risate di quei due ancora mi grattano nel cervello. Grillo e Montanari si guardavano e ridevano dopo un’affermazione scientemente preoccupante: “le nano particelle di metallo pesante provocano lancinanti pruriti nelle vagine”. Ridevano e giocavano con gli indigeni del luogo, come i conquistadores facevano agli anelli al naso nel ‘500. Era la campagna “ferramenta ambulante”… l’estinto Fico, primo leader del meetup di Napoli dovrebbe ricordare. Era un’altra vita quella di tante vite fa.

Ripeto, dalla prefazione di Gian paolo Serino:

“società della finzione” nella quale sopravviviamo perché anche noi, come gli attori, recitiamo spesso un ruolo che non ci appartiene.

Quindi caro diario, come ti sarà ormai chiaro, questa è solo una cronologia di inciampi, di cadute, d’illuminazioni, attimi immensi come la visione di un volto che nella folla non potrai mai più dimenticare. Oggi solo sapienza e conoscenza che costa poco. Di quella dura, immortale, a tempo indeterminato, scolpite nella pietra anche se solo inchiostro su carta, di quella che non si spegne con un interruttore, di quella che puoi ripetere a voce alta e meravigliare chi ti ascolta. Forse un giorno i brevetti e i diritti d’autore saranno solo archeologia, il profitto condannato a morte nei resti di civiltà estinte e questi byte persi come lacrime nella pioggia, acida come l’oblio.

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