Il Terzo Livello: ecco la revisione del 4 luglio 2021
così come pubblicato, questo romanzo è una pietra lavorata per incidere sull’evoluzione del presente. Un caso originale di narrazione mutante e divertente nonostante lo spessore a tratti seriosi dei temi trattati. Da leggere e farne discussione con nonni, genitori e figli.
Affrontare i conflitti aiuta a migliorare se stessi e chi vuoi bene.
Un romanzo fatto di legamenti e nodi di contrasto.
SINOSSI – riassunto minimo
A causa di una misteriosa convocazione da parte di un giovane maresciallo dei Carabinieri, Antonio Esposito si sveglia con un incubo da tempo non più ricorrente, è il conflitto padre figlio che ritorna, doloroso. La novità di una giornata diversa dal solito e i dubbi su una convocazione in una caserma militare, portano il protagonista a raccontarsi pensieri scombinati, del presente e del passato, riflessioni, domande e risposte che si accavallano nella sua mente durante il percorso che ha scelto per recarsi all’appuntamento con l’Arma. La passeggiata sul suo lungomare, della sua città, è breve ma percorre tutta la sua esistenza compresa quella dell’oggi come lavoratore e sindacalista, e come anomala spia del terzo livello: costruzione mentale del suo complotto interiore. In caserma, nell’incontro e scontro con il maresciallo Gradone, scoprirà un fatto incredibile che lo coinvolge suo malgrado ad affrontare la risoluzione del racconto che si svolgerà tra colpi di scena e strutture futuribili.

Il Terzo livello è un esperimento creativo di scrittura, essenzialmente un approdo precario, necessario all’autore che affronta in modo originale, un rapporto conflittuale padre figlio, attraverso le confessioni intime di una spia egocentrica, rendendo la storia campo di confronto con il lettore di ogni età. I tre livelli generazionali in cui il protagonista è figlio prima che genitore, si intrecciano con il racconto del suo personalissimo modello sociale a tre livelli, inglobando formazione e maturazione dell’essere con il frastuono incoerente di pensieri che fluiscono su piani paralleli, sospesi tra i rimorsi, necessità e desideri. Il racconto della sua presenza, da bambino, da adolescente, da sportivo, da studente e lavoratore, da spia e sindacalista, è una esplorazione agitata e frenetica, con flashback improvvisi, di relazioni e avvenimenti anche sconnessi tra loro ma che liberano il personaggio da sensi di colpa ingombranti.
Fatti di rilievo come il boom economico degli anni 50/60’, i complotti politici e la “Notte della Repubblica” fanno da collante storico in una esistenza che ha però una bella pretesa: Antonio Esposito è il protagonista della sua vita. Non è un romanzo giallo, ma ci sono le spie, i complotti, c’è il sarcasmo della vita quotidiana e di quella preoccupante di un maresciallo inquisitore. Fatti veri come nei, caratterizzano un racconto di fantasia, ideale ma non troppo. Poi c’è la città, simile alle mille cresciute nei millenni intorno ai porti della gente mediterranea: Salerno è la storia attraverso il luogo che non c’era, quello a sud del fiume Irno, quello che ha sostituito la vecchia zona industriale e commerciale controllata dalla Polveriera dei Borboni. Ci sono le fabbriche abbandonate come simbolo di conflitti dimenticati, il calcio e il tennis, un Macintosh, la radio libera, c’è la droga come in mille quartieri simili nelle mille metropoli del mondo, di ieri e di oggi.
Nell’era di Twitter e di post lampo che scorrono veloci su Facebook, il tempo di leggere storie è limitato, ma il bisogno di consumare e condividere la propria presenza è dominante. Le battute discontinue dei dialoghi, o i monologhi, e la mancanza descrittiva dell’atmosfera dei fatti che accadono intorno ai pochi personaggi che animano la storia, sono scelte che rompono gli schemi essenziali di un romanzo, nel tentativo di crearne una costruzione sceneggiata con strumenti elementari di pseudo poesia per immagini, proprio come avviene sui social, come è però, impossibile da immaginare dentro la reclusione soffocante della pandemia. Il mare come proprietà e come bisogno rende bene l’idea della fuga dalle paure più intime, e così anche il “runner illegale” che corre per la libertà, diventa una scena che non ha bisogno di descrizione.
In piena pandemia 2020, Antonio Esposito brucia i ricordi di una vita che dura il tempo di una passeggiata sul suo lungomare, una andata e un ritorno con sorprese e colpi di scena, con accanto e sullo sfondo la Divina costiera. L’ovvietà di un’impresa paradossale si aggrappa ad una tensione che resta latente fino all’epilogo finale che viene rimandato, pagina dopo pagina per un epilogo che è da scoprire anche se non c’è un cadavere, un delitto: in gioco ci sono le relazioni umane primordiali che prima del sangue chiedono il ragionamento per poi tornare al principio, per poi ripartire. Il bisogno di comunicare è nel DNA di ognuno ma il bisogno di scrivere per lasciare un segno è precedente. Questa genesi ha bisogno di un approdo definitivo, è una sfida lanciata nella rete globale della comunicazione che spetta al lettore raccogliere per navigare sé stessi…