copertina di CERTI BAMBINI

CERTI BAMBINI di Diego De Silva

un commento alla nuova pubblicazione 2021 di Einaudi (prima edizione 2001)

Quando ho letto nella prefazione di Domenico Starnone:

‘De Silva forse deve qualcosa soltanto ai piccoli gangster ebrei di C’era una volta in America’

mi sono vergognato di non aver letto questo libro venti anni fa. Ho rimediato con voracità colmando una profonda lacuna che più di ogni altra cosa (è ovviamente un fatto personale di scarsissimo interesse collettivo), mi ha riaperto ferite che pensavo fossero completamente rimarginate. Questo fa la grande letteratura, non scade, non passa di moda, racconta sempre nel presente storie che non finiscono mai. Dall’antichità a oggi, l’uso dei minori nel lavoro che sfrutta gli umani non è affatto un un capitolo chiuso, quando poi è un lavoro sporco e criminale, che ammazza le persone su commissione, i sensi di colpa di appartenere ad una razza animale bastarda come quella umana sono insopportabili. Eppure senza la testimonianza, senza il racconto, senza la conoscenza viva e diretta della realtà ogni vita sarebbe menomata, incapace di scavare nel profondo dell’abisso per riconoscersi diverso e fortunato da chi nasce e cresce già condannato a seguire strade senza ritorno. La produzione e riproduzione della malvagità sono molto meno marginali di quanto si possa immaginare, forse anche solo sperare, ci cammina dentro tanto da rivelarsi in chi invece è chiamato e formato alla tutela della giustizia. È sempre colpa degli adulti e “certi bambini” lo sanno bene e solo per difendersi e sopravvivere devono emularli e prenderne il posto. Dove ci sono regole il più forte le infrange sebbene la sua umanità bollente di tenerezza e amore lo costringa a tormenti indefiniti, anche fisici, senza risposte adeguate.

“Il torpore sparì per qualche secondo e poi tornò peggio di prima, accompagnato da una sensazione di vuoto in mezzo alle cosce, proprio lì, dove teneva la sua ricchezza più importante.”

Rosario non è solo un certo bambino, un rappresentante di una categoria, Rosario è ogni bambino cresciuto in strada in ogni metropoli del mondo e con lui i suoi amici, la sua gente, e l’infamità del suo universo condannato all’inferno sulla terra, l’inferno delle gerarchie, dei deboli sopraffatti dai forti.

“Rosario va a uccidere con la testa piena di ordini e una specie di ignoranza. Sente tutta la responsabilità delle istruzioni ma non del risultato che verrà. Si è addestrato all’ubbidienza fino a sviluppare come un disinteresse per quello che dovrà succedere, fino a pensare all’uomo che ammazzerà come una conseguenza meccanica delle istruzioni, a un fatto, una cosa che lo riguarda solo in quanto prova morente dell’esecuzione.”

Rosario è ogni bambino soldato, arruolato e addomesticato da un esercito, istituzionale o meno non fa differenza, il degrado delle periferie o dei centri storici non fanno differenze, la chiave della svolta è il coraggio e non tutti sono come lui.

“Era così libero dal ricatto della paura, del pericolo, della vita, che il pensiero di morire non gli faceva più niente. Anzi, in un certo senso avvicinare la morte, andare verso di lei in una volta sola, con un atto unico, un sì o un no, la rendeva piccola.”

Che fine ha fatto Rosario? non è la domanda giusta, la domanda interessante è cosa sta facendo il Faraone? che Diego ringraziava allora come ringrazia ancora oggi dopo venti anni, con questa nuova e “miracolosa” ripubblicazione di un libro che bisogna leggere, assolutamente.

“Grazie a Gianfranco Marziano, perché gli devo molte delle cose raccontate in questa storia”

Oh la rete … cercando il Faraone ho trovato questo documentario Rai che non avevo mai visto (spero di essere l’unico) è una puntata di Torre d’Autore su Salerno con Amleto De Silva

https://www.raitalia.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ab2c3697-8563-47b3-a036-5e510fb091ba.html#p=0

In questa puntata di Terre d’autore, lo scrittore e umorista Amleto De Silva ci porta a Salerno, tra i luoghi della sua infanzia e personaggi popolarissimi che hanno contribuito alla sua formazione e alla creazione dei protagonisti del suo romanzo “L’esemplare vicenda di Augusto Germano Poncarè”. Un’occasione per scoprire una Salerno inedita, che sa stare al passo con i tempi pur con le contraddizioni tipiche della città di provincia, che De Silva coglie con senso dell’umorismo, rivelando un grande amore per la sua città.

“più ti vanno male le cose e più sei contento” 🙂 Amleto De Silva

lì comincia il lungomare dei poveri, quello senza alberi” … si Amleto, proprio dove si cammina con il #ilterzolivello

 

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